Riflessioni sui decessi con Covid-19

I casi totali di persone positive al test Covid-19 dall’inizio dell’epidemia sono 4.725.887, i decessi totali sono, ad oggi, 131.688. Statisticamente abbiamo quindi a che fare con una malattia che è letale per meno di 3 persone ogni 100 infettate.
In realtà la letalità effettiva è molto più bassa, per vari motivi.
Anzitutto non tutti i contagiati hanno effettuato un tampone (per quanto non sia un test valido, ai fini di questo ragionamento lo considereremo come una diagnosi affidabile).

Una meta analisi pubblicata su Pnas, e condotta dall’università di Yale, ha stimato che almeno il 35% dei contagiati sia completamente asintomatico e non venga quindi rilevato a meno che non finisca in un tracciamento da contatto con un positivo.
Significa che molte persone hanno avuto il Covid-19 in modo asintomatico e non lo sanno, perché non hanno fatto il test nel periodo in cui erano “malati” e non hanno fatto il test perché, in assenza di sintomi, non avevano motivo di sospettare di aver contratto il virus.

Quindi gli italiani che hanno avuto il Covid-19 non sono solo i 4,7 milioni che sono risultati positivi al test fino ad oggi, ma sono di più. Se aumenta il totale dei contagiati, includendo gli asintomatici mai testati, diminuisce di conseguenza la letalità del virus.

Il totale dei decessi, come è noto, include come morti “per Covid” tutti i deceduti che erano positivi al test, a prescindere dall’effettiva causa della morte.

Questo significa che il numero effettivo delle morti attribuibili al Covid è inferiore a 131.688. Di quanto inferiore? Non possiamo saperlo.

Siamo però in grado di riflettere grazie ai dati contenuti nel recente rapporto dell’Istituto Superiore della Sanità, che ha esaminato 7.910 cartelle cliniche di pazienti ricoverati in ospedale e il cui decesso è stato classificato come causato dal Covid-19.
Cosa ci dicono questi dati? 230 pazienti, cioè il 2,9% del campione, non avevano altre patologie. 902 pazienti (l’11,4%) ne avevano una. 1.424 (il 18%) ne avevano due e 5.354, cioè il 67,7% ne avevano almeno 3.

Questo significa che nel 67,7% dei casi in esame, la presenza di tre o più (la media è quasi 4) gravi patologie preesistenti, implica con estrema probabilità che il Covid-19 non può essere considerato propriamente la causa del decesso, ma solo una concausa. In maniera analoga sono scarse le possibilità che il Covid sia la causa primaria della morte dei pazienti che avevano già almeno due gravi patologie quando si sono infettati, anche in questo caso, infatti, più plausibilmente è stato una concausa.

Allora, al totale dei deceduti da inizio dell’epidemia, che ammonta a 131.688, bisogna togliere quasi il 70%, ascrivibile a tutte quelle persone che sono morte avendo più patologie gravi pregresse, ridimensionando quel numero fino a portarlo intorno ai 40.000. E ancora si tratta di una valutazione in eccesso, perché non tiene conto della classificazione sommaria effettuata soprattutto nella prima fase, quando i morti sono stati rapidamente cremati e le autopsie impedite.

E poi ci sono gli approcci terapeutici sbagliati, le cure inappropriate, il ricorso alla ventilazione profonda, che hanno peggiorato il quadro clinico dei pazienti in terapia intensiva, anche se in buona fede, anche seguendo le linee guida del governo. L’approccio terapeutico iniziale uccideva le persone e le prime autopsie lo hanno confermato.

Per concludere questa riflessione, se i contagiati sono stati molti di più di 4,7 milioni, perché un buon 35% di infettati è del tutto asintomatico e molti asintomatici non sono stati testati, se il totale dei decessi è molto inferiore, togliendo i casi in cui il virus era una concausa in un quadro già grave e quelli classificati grossolanamente come morti di Covid solo perché positivi al test, e togliendo anche le vittime di cure inappropriate, qual è la vera mortalità del Covid-19? Sicuramente non raggiunge l’1%.

Ed ora riflettete sui motivi per cui, ancora oggi, si spinge sul tasto dell’emergenza e si terrorizzano le persone, convincendole di trovarsi di fronte ad un imminente pericolo di vita, di massa.

https://www.epicentro.iss.it/coronavirus/sars-cov-2-decessi-italia#2

https://www.pnas.org/content/118/34/e2109229118

Mariano Amici medico

PERCHE’ LA MORTALITA’ TRA I GIOVANI E’ AUMENTATA DAL MAGGIO 2021 AL SETTEMBRE 2021 DI UNA PERCENTUALE CHE ARRIVA FINO AL 47% RISPETTO ALLO STESSO PERIODO DEL 2020?

Dal Regno Unito giunge un gravissimo segnale di allarme: dal 01 maggio 2021 al 17 settembre 2021 la mortalità nei giovani tra i 15 ed i 19 anni è aumentata in modo significativo.
Le morti in questione sono maggiori rispetto a quanto atteso in base all’andamento medio degli anni precedenti e rispetto alle morti avvenute nel 2020, con un incremento che varia dal 16% fino al 47%.

Attenzione, l’aumento di decessi non è imputabile al Covid, il cui contributo è numericamente insignificante, e per questo necessita di indagini ed approfondimenti.

Esaminando i dati in dettaglio, si scopre che tra i 15 ed i 19 anni i deceduti nel 2020 sono stati 218, mentre dal 1 maggio al 17 settembre sono stati 320 (+102 in numeri assoluti, +47% in percentuale, di questi 102 deceduti in eccesso l’85% era di sesso maschile). Tra il 2015 ed il 2019 la media annuale dei decessi, nella stessa fascia di età è stata di 276, il che significa che nei 5 mesi del 2021 presi in esame, ci sono comunque 44 morti in più (16%). In questo contesto i deceduti per Covid sono stati 8 in tutto, numericamente irrilevanti e assolutamente non in grado di spiegare questo aumento della mortalità giovanile.

Gli stessi dati esaminano i decessi anche nelle fasce di età tra i 20 ed i 24 anni e tra i 25 ed i 29 anni. Non si può non notare come emerga la stessa anomalia, anche se in modo meno netto.
Nei 5 mesi (dal 1 maggio al 17 settembre) del 2021 in esame, sono morti 70 giovani tra i 20 ed i 24 anni in più rispetto all’intero 2020 (+16%) e 35 in più rispetto alla media del 2015-2019 (+8%), i morti di Covid sono stati 16 in tutto. Nella fascia di età dai 25 ai 29 anni l’incremento rispetto al 2020 è di 75 decessi (+12%), rispetto alla media del 2015-2019 è di 37 (+6%), ed i deceduti per Covid sono stati 26.

Non è tutto. Gli stessi dati posti a confronto con i decessi dal 1 gennaio al 30 aprile del 2021 non mostrano anomalie. Significa che qualcosa è accaduto e sta ancora accadendo, dal 1 maggio 2021, e questo qualcosa sta causando, rispetto all’anno scorso, un aumento dei decessi del 47% nei giovani tra i 15 ed i 19 anni, del 16% nei giovani tra i 20 ed i 24 anni e del 12% negli adulti tra i 25 ed i 29 anni di età.

Qual è questo evento, iniziato a maggio scorso, che sta mietendo vittime nella popolazione con meno di 30 anni?
Lo vogliamo avere il coraggio di dire che nel Regno Unito il programma di vaccinazione per il Covid, che è iniziato con la parte più anziana della popolazione l’8 dicembre 2020, ha toccato la fascia con meno di 40 anni a partire da aprile del 2021 e poi, via via, ha raggiunto i più giovani proprio in quei mesi? Vogliamo ammettere che la maggioranza delle vaccinazioni Covid inoculate agli inglesi dai 16 ad i 24 anni è proprio avvenuta dal 1 maggio del 2021?

La mortalità non connessa con il Covid in chi ha ricevuto almeno una dose di vaccino nei 21 giorni precedenti è del 60% superiore nella fascia di età al di sotto dei 19 anni rispetto a chi non è stato vaccinato.

Ecco la verità su cui riflettere, non la logica che ci propinano quotidianamente e che ci vuole lavare il cervello per indurci a pensare che coi vaccini “Tutto va ben, Madama la Marchesa!”

Recent deaths in young people in England and Wales

https://www.youtube.com/watch?v=2A7VFKIOeUQ

Mariano Amici medico

PRIMI SEGNALI DI CEDIMENTO DEL CASTELLO VACCINALE

Un famoso detto buddista recita: «Tre cose non possono essere nascoste a lungo: il sole, la luna e la verità». A dispetto degli immensi interessi economici che ruotano attorno ai vaccini Covid, la verità inizia lentamente ad emergere ed il castello propagandistico mostra segnali di cedimento che giungono da oltreoceano.

È in questa ottica positiva che interpreto il “no” alla terza dose di vaccini Covid per tutti e il “sì” solo per la fascia di età over 65 e per i soggetti a rischio, con cui a sorpresa e a larga maggioranza (16 a 3) il comitato scientifico consultivo della Food and Drug Administration (Fda), l’agenzia federale Usa preposta alla sicurezza dei farmaci si è recentemente espresso.

Seguendo le raccomandazioni dei propri esperti indipendenti, la FDA ha dunque stabilito di non estendere la terza dose a tutta la popolazione di età maggiore di 16 anni, ma di limitarla agli over 65 ed ai soggetti a rischio, includendo però anche le persone con esposizione professionale, sebbene queste ultime fossero state espressamente escluse dalle raccomandazioni del Centers for Disease Control and Prevention (CDC) altro importante organismo federale preposto alla salute pubblica e al controllo delle malattie negli Stati Uniti d’America.

Durante l’udienza pubblica del comitato scientifico consultivo della FDA, svoltasi il 17 settembre, ci sono stati interventi esterni molto inquietanti e sono proprio questi interventi ad essere di estremo interesse per cercare di capire come stiano veramente le cose riguardo la sicurezza dei vaccini Covid.

Jessica Rose, immunologa virale e virologa, analizzando i dati del sistema di farmacovigilanza USA noto come Vaers, ha illustrato le proprie elaborazioni sugli effetti avversi dei vaccini Covid. I grafici che ha presentato mostrano come gli effetti avversi registrati dal sistema per i vaccini Covid nei primi 8 mesi del 2021 sono del 1000% superiori rispetto alla media degli eventi avversi registrati dal 2011 al 2020 per tutti gli altri vaccini messi insieme.

Dal 2011 al 2020 per tutti i vaccini il sistema ha registrato in totale 392.184 segnalazioni di eventi avversi, con una media annuale di circa 40.000. Le segnalazioni di effetti avversi ai vaccini Covid dal 1 gennaio al 3 settembre 2021 sono state 521.667.

Più di 100 volte superiori alla media annuale e del 33% maggiori rispetto a 10 anni di effetti avversi di tutti i vaccini sommati insieme. E il 2021 non è finito.

Per quanto riguarda le morti segnalate in correlazione ai vaccini, dal 2011 al 2020 le segnalazione sono state in tutto 1.557 con una media di 155 all’anno. Per i vaccini Covid, dal 1 gennaio al 3 settembre 2021 le segnalazioni sono di 7.662.

50 volte superiori alla media annuale e 5 volte superiori delle segnalazioni di 10 anni di decessi connessi con tutti i vaccini sommati insieme.

Jessica Rose ha dichiarato: «I funzionari della sanità pubblica presso la FDA, il CDC e i responsabili politici hanno il dovere di valutare queste anomalie e prendere atto dei chiari segnali di rischio che emergono dai dati». Ha quindi aggiunto che a suo parere i rischi «superano qualsiasi potenziale beneficio associato a questi prodotti, specialmente per i bambini».

Una ricerca recentissima pubblicata dal “The Guardian” relativa all’associazione tra vaccinazione Covid e incidenza di miocarditi in adolescenti tra i 12 ed i 17 anni nei primi 6 mesi del 2021 ha stimato il tasso di miocardite dopo la vaccinazione con due dosi di ragazzi sani in:
– età 12-15 anni: 162,2 per milione (nei maschi) e 13,4 per milione (nelle femmine)
– età 16-17 anni: 94 per milione (nei maschi) e 13 per milione (nelle femmine)

Lo studio ha precisato che l’86% circa dei ragazzi colpiti da miocardite ha avuto bisogno di ospedalizzazione, a fronte di un rischio di ospedalizzazione per Covid, nella stessa fascia di età, di 44 per milione.

La conclusione è che i ragazzi sani hanno più probabilità di finire in ospedale per miocardite, dopo essere stati vaccinati, che di finire ospedalizzati per il Covid.
Saul Faust, professore di immunologia pediatrica e malattie infettive presso l’Università di Southampton, che non è stato coinvolto nel lavoro, ha affermato che i risultati sembrano giustificare un approccio cauto ai vaccini per adolescenti.

Tornando alle dichiarazioni i Jessica Rose, l’immunologa virale e virologa ha sottolineato come dal 27 agosto al 3 settembre siano state segnalate 1500 reazioni avverse per milione di persone che hanno ricevuto due dosi. Cioè una persona ogni 660 vaccinate accusa eventi avversi. Dato che non include la sottostimazione insita nel sistema di farmacosorveglianza passiva.

È intervenuto anche Joseph Fraiman, un medico di medicina d’urgenza a New Orleans, sottolineando come non sia possibile esibire prove cliniche certe per confutare l’affermazione secondo cui i vaccini Covid stiano danneggiando più persone di quante ne stiano salvando. Fraiman ha precisato di aver deciso di partecipare alla riunione per ottenere studi scientifici che lo aiutassero a convincere gli indecisi ed i contrari alla vaccinazione, tuttavia non è riuscito a trovare tali prove atte a dimostrare che i vaccini riducono i ricoveri senza provocare gravi danni. «Molti pensano che gli indecisi ed i contrari al vaccino Covid siano male informati – ha dichiarato Fraiman – ma non è affatto quello che ho visto al pronto soccorso. Indipendentemente dal livello di istruzione, gli indecisi e gli scettici che ho incontrato, sono risultati essere più informati circa gli studi sui vaccini e più consapevoli dei rischi Covid dei vaccinati». Senza studi medici, clinici e scientifici di supporto non si può dare torto agli attivisti contro la vaccinazione Covid e «Il fatto che non abbiamo le prove cliniche per dire che questi attivisti hanno torto – ha concluso Fraiman – dovrebbe terrorizzarci tutti.»

E veniamo all’intervento che più ha suscitato sconcerto, quello del milionario Steven Todd Kirsch, noto per aver inventato il mouse ottico ed il Framemaker, quest’ultimo poi acquistato dalla Adobe, e fondatore di Infoseek. Kirsch, che ha una laurea in scienze e un master in ingegneria elettrica e informatica, fondatore del Covid-19 Early Treatment Fund, una fondazione americana che si occupa di finanziare le cure domiciliari e precoci contro il Covid, ha dichiarato senza mezzi termini che: «i vaccini per il Covid uccidono più persone di quante ne salvano»
Kirsch ha affermato che quattro esperti hanno effettuato analisi utilizzando dati non statunitensi e che tutti hanno riscontrato approssimativamente lo stesso numero di decessi correlati al vaccini Covid: 411 per milione di dosi. «Ciò si traduce in 150.000 persone che sono morte». Infine si è concentrato sul caso di Maddie de Garay., che ha partecipato alla sperimentazione di Pfizer quando aveva 12 anni ed è rimasta paralizzata dopo la prima dose, ma il suo caso clinico non compare nei risultati degli affetti avversi pubblicati circa quella sperimentazione e nessuno ha ritenuto di indagare su questa anomalia.

PER I GIOVANI PIU’ RISCHI DAI VACCINI CHE DAL COVID. Nuovo Studio pubblicato da The Guardian

https://www.medrxiv.org/content/10.1101/2021.08.30.21262866v1

https://www.lastampa.it/esteri/2021/09/17/news/covid-la-fda-boccia-la-terza-dose-di-vaccino-per-tutti-e-la-raccomanda-per-over-65-e-categorie-vulnerabili-1.40713543/amp/

Experts Tell FDA Vaccines ‘Harm More People Than They Save,’ But NIH Director Believes Boosters Will Be Approved in Coming Weeks

https://vaers.hhs.gov

Mariano Amici medico

Dottor Mariano Amici: Tachipirina e vigile attesa, il protocollo dei morti

L’intervista al Dottor Mariano Amici a Catania il 9 ottobre 2021 trasmessa su Revolution TV.

GREEN PASS: COME FARE SULLA BASE DEGLI ULTIMI D.L. DEL GOVERNO

Il Green Pass è ormai praticamente necessario per svolgere la quasi totalità delle normali attività quotidiane della vita (lavoro, svago, sport ecc.).

Tutto l’impianto normativo attuale è teso ad obbligare i cittadini ad ottenere un Green Pass.

Ma la realtà è che ciò che si vuole ottenere è che tutti i cittadini si vaccinino per poter continuare a vivere “liberamente”.
Ritengo tali disposizioni completamente ingiuste ed illegittime e farò tutto quanto possibile dal punto di vista giuridico per farne dichiarare ed accertare l’illegittimità e l’assoluta incoerenza. Ho già depositato un ricorso presso il Tribunale dell’Unione Europea contro il Regolamento 2021/953.

Ritengo, inoltre, che la vaccinazione non sia assolutamente una garanzia per impedire la diffusione della malattia Covid-19. Il rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità COVID-19 n. 4/2021 dice, cito testualmente, che “…quanto ribadito dall’ECDC che riporta come, al momento, non vi siano prove sufficienti dell’effetto della vaccinazione sull’infezione asintomatica, e, quindi, sulla possibilità di trasmissione del virus da parte di soggetti vaccinati.

PERTANTO, I LAVORATORI/OPERATORI SANITARI NONOSTANTE SIANO STATI SOTTOPOSTI A VACCINAZIONE DEVONO ESSERE CONSIDERATI POTENZIALMENTE IN GRADO DI INFETTARSI CON SARSCOV-2 E DI TRASMETTERE IL VIRUS AD ALTRI ”.

Ciò detto evidenzio che oggi il Green Pass si può ottenere con:
– Avvenuta vaccinazione anti-SARS-CoV-2, al termine del prescritto ciclo.

– Avvenuta guarigione da COVID-19, con contestuale cessazione dell’isolamento prescritto in seguito ad infezione da SARS-CoV-2, disposta in ottemperanza ai criteri stabiliti con le circolari del Ministero della salute.

– Effettuazione di test antigenico rapido o molecolare, quest’ultimo anche su campione salivare e nel rispetto dei criteri stabiliti con circolare del Ministero della Salute, con esito negativo al virus SARS-CoV-2.

L’UNICO CASO IN CUI SI È ESENTI DALL’OBBLIGO DI GREEN PASS È ESSERE DICHIARATI ESENTI DALL’OBBLIGO VACCINALE SULLA BASE DI IDONEA CERTIFICAZIONE MEDICA.

Questa è un’ulteriore prova dell’incoerenza di tutta la normativa!
Se i soggetti vaccinati, come sopra chiarito dall’Istituto Sanitario della Sanità, possono ugualmente contrarre la malattia e trasmetterla allora anche i vaccinanti dovrebbero ottenere il green pass solo attraverso i tamponi (anche se pure i tamponi, come è noto, nulla provano).

Il datore di lavoro, per rispettare veramente la sicurezza sui posti di lavoro, dovrebbe pretendere il tampone da tutti, vaccinati e non.

La tutela della sicurezza sul lavoro non deve essere ancorata ad un formalismo come il Green Pass, peraltro, incentrato principalmente sulla vaccinazione, ma deve invece essere collegato al reale stato di salute del lavoratore che nel momento in cui non è ammalato non può trasmettere alcuna malattia.

Mariano Amici medico

CONTINUIAMO A FAR MATURARE LE COSCIENZE

Unitamente ad altri colleghi ho presentato, attraverso lo studio legale Sandri di Milano, ricorso al TRIBUNALE DELL’UNIONE EUROPEA contro il Regolamento 2021/953 che, al fine di agevolare la libera circolazione delle persone, considera i Tamponi e la Vaccinazione anti Covid come elementi validi per il rilascio del Green Pass al fine di limitare i contagi da Sars Cov 2 ma ciò non è vero!
Martedì 21-9-2021 alle ore 21.30 parteciperò, unitamente all’Avv. Mauro Sandri, ad una trasmissione in diretta su ITALIA SERA per illustrare i punti cardine del ricorso. https://facebook.com/italiasera/

Mariano Amici medico

Ossido di GRAFENE e PEG nei vaccini

L’ossido di grafene (GO) e i suoi derivati, negli ultimi decenni, hanno assunto un ruolo di primaria importanza in quella che viene definita età del carbonio. L’ossido di grafene è un materiale stratificato prodotto dall’ossidazione della grafite.
Grazie alle sorprendenti proprietà elettriche, meccaniche, termiche e di reattività viene sfruttato in molte applicazioni, suscitando l’interesse di tutto il mondo scientifico e tecnologico: dall’ingegneria alla medicina, dalla chimica alla fisica.

Uno dei vantaggi dell’ossido di grafene è la sua facile disperdibilità in acqua e altri solventi organici, nonché in diverse matrici, grazie alla presenza delle funzionalità dell’ossigeno. In medicina può essere utilizzato come materiale di rilascio dei farmaci ed ha campi di applicazione in fase di studio per quanto riguarda la lotta contro il cancro. Si tratta di nanotecnologia applicata alla medicina, per indurre la morte programmata delle cellule tumorali. Ci sono studi scientifici in essere circa l’uso di nanoparticelle di argento, combinate con l’ossido di grafene, proprio per combattere lo sviluppo di virus influenzali e Covid-19
C’è ossido di grafene nei vaccini?

Aifa nega fermamente e la notizia viene ripetutamente etichettata come bufala, tuttavia in Giappone, su un lotto di vaccini Moderna, è stato individuato un contaminante, definito “particolato metallico” e “sostanza magnetizzabile” non meglio identificata.
Due ricercatori spagnoli dell’Università di Almeria hanno trovato ossido di grafene nelle fiale di due vaccini.

Esistono brevetti depositati per l’uso delle nanoparticelle di ossido di grafene come vettore di vaccini per il Covid-19.
Sappiamo che sono allo studio vaccini intranasali, anche per il Covid, proprio usando nanoparticelle di ossido di grafene.
E sappiamo anche che le nanoparticelle di ossido di grafene sono pericolose e potenzialmente tossico, perché penetra nelle cellule e può danneggiarle.

E veniamo al Peg

Sappiamo che nei vaccini Pfizer-BioNTech e Moderna ci sono le nanoparticelle di polietilenglicole (Peg) che, combinate con nanoparticelle lipidiche (Lnp) avvolgono l’mRna contenuto nel siero. Le nanoparticelle lipidiche servono ad ingannare l’organismo, penetrando nelle cellule senza essere attaccati dal sistema immunitario, le nanoparticelle di polietilenglicole servono a conservare e rendere stabili quelle lipidiche.

Il Prg veniva considerato una sostanza inerte, cioè che non reagisce con i sistemi biologici, ma nel 2016 è stato scoperto che non è così e che il 72% delle persone ha nel proprio organismo anticorpi contro il Peg. Il National Institute of Allergy and Infectious Diseases (Niaid) e la Food and Drug Administration (Fda) sospettano che dietro le reazioni avverse ai vaccini Pfizer-BioNTech e Moderna ci possa essere proprio una risposta immunitaria o allergica al Peg.

Si tratta di una sostanza molto usata in cosmesi ma per la prima volta usato in un vaccino.

https://www.chimica.unifi.it/upload/sub/LAUREA/PUB/2012-2013/ELABORATI/croce_riccardo-e.pdf
https://cordis.europa.eu/article/id/219667-lbl-technology-applied-to-graphene-oxide/it
https://www.lescienze.it/news/2021/08/04/news/come_visualizzare_in_3d_nanoparticelle_di_grafene_nelle_cellule-4953776/
https://www.biorxiv.org/content/10.1101/2021.02.25.432893v1
https://agenziastampaitalia.it/images/MICROSCOPIA_DE_VIAL_CORMINATY_DR_CAMPRA_FIRMA_E_1_fusionado_es_it.pdf

Grafene e vaccini


https://patents.google.com/patent/CN112220919A/en
https://www.pnas.org/content/early/2013/07/09/1222276110

Giappone: Sostanza estranea rinvenuta nelle fiale di Moderna


https://www.wired.it/scienza/medicina/2020/12/22/covid-vaccino-reazioni-avverse-nanoparticelle/?refresh_ce=

Mariano Amici medico

CONSIDERAZIONI CIRCA LA SICUREZZA DEI VACCINI

Il pensiero unico ufficiale ci dice, insistentemente, che i vaccini Covid-19 sono sicuri, testati, e determinano serie reazioni avverse solo in un numero esiguo ed insignificante di casi.

A fronte di questa affermazione rassicurante, così ammantata di certezza, facendo una banale ricerca su internet, già si scopre che tutte le compagnie assicurative hanno predisposto polizze specifiche, estendibili a 10 anni, per coprire i danni causati da reazioni avverse successive alla vaccinazione, che includono il ricovero ospedaliero, l’invalidità permanente e il decesso. Quale può essere, secondo voi, il motivo che spinge le compagnie assicurative ad attivarsi in tal senso? Lo farebbero se davvero il fenomeno fosse così raro da essere irrilevante, come ci viene detto? E non è tutto.

Proliferano anche assicurazioni specificamente studiate per i vaccinatori. Perché?
Perché l’attività di somministrazione del vaccino comporta:
• raccolta e valutazione dei dati anamnestici del paziente;
• acquisizione di un valido e completo consenso informato;
• informazione sul materiale di inoculazione contenuto nel vaccino;
• osservazione di eventuali reazioni avverse.
Questo significa che è un atto medico di natura complessa che produce conseguenze giuridiche.

Ad esempio, l’eventuale interazione dannosa del farmaco, qualora dovuta ad un’inidoneità fisica del paziente (ad es. allergie ai componenti del vaccino), può condurre ad un giudizio di responsabilità di coloro che hanno partecipato alla somministrazione del vaccino per non aver correttamente verificato lo stato di salute del soggetto.

Il fatto che si avverta la necessità di creare queste polizze specifiche, che vanno oltre la normale copertura che ha ogni operatore sanitario, polizze che includono le spese penali, quelle di controversia con l’azienda ospedaliera, retroattività anche di un anno e con espressa inclusione della “colpa grave”… vi suggerisce qualcosa?
Dovrebbe.
Come sempre io vi invito a riflettere sui fatti e sulla verità.

Mariano Amici medico

INTERESSI ECONOMICI DIETRO I VACCINI

I vaccinatori Covid-19 ricevono un compenso extra, rispetto al loro stipendio, per effettuare le inoculazioni, finanziato con fondi statali e regionali ad hoc.

Ma di quanto si tratta?
Nel caso di medici dipendenti che somministrano il vaccino al di fuori dell’orario di lavoro, ogni ora viene pagata 80 euro lordi, considerando il limite di 10 ore medie a settimana, significa che ogni dottore può arrivare a incamerare 3200 euro al mese in più, rispetto al proprio stipendio.

Nel caso di specializzandi, il compenso scende a 40 euro l’ora, che corrispondono a 1600 euro su base mensile.
Il medico di famiglia riceve 6,16 euro per ciascuna inoculazione. Se le esegue nel proprio studio ha un surplus di 2,50 euro per la prima dose.

I dottori delle USCA (unità speciali di continuità assistenziali) che assistono i pazienti a domicilio, percepiscono 70 euro l’ora, quelli delle unità ordinarie ne prendono 22, quelli del bando di Arcuri 60 euro l’ora (6300 euro al mese) gli infermieri dello stesso banco prendono 3077 euro al mese.
I farmacisti percepiscono 12 euro a vaccino.
Si tratta di compensi lordi, ma le cifre sono in ogni caso significative.

E poi ci sono i compensi per il raggiungimento degli obbiettivi di copertura, erogati in base a quanti vaccini vengono somministrati, che variano, regione per regione, ma sono consistenti.
Questo schema, con cifre simili, anche se più contenute, era già vigente con le altre vaccinazioni, e di fatto ha instaurato la logica del “più vaccini e più guadagni”, inserendo così un interesse economico diretto (un profitto personale) col rischio di inquinare la seria e obiettiva valutazione anamnesica che il medico dovrebbe effettuare – in scienza e coscienza – per decidere se il rapporto rischio-beneficio per quel paziente specifico, in base alle sue condizioni fisiche e alla sua storia clinica, rende l’inoculazione del siero opportuna oppure controindicata. Lo scopo sanitario della vaccinazione è stato, di fatto, mercificato.

E ora vi chiedo di riflettere: quante persone sono disposte a mantenere la propria obiettività ed integrità etica e deontologica se questo comporta andare contro i propri interessi economici?

https://www.anaao.it/content.php?cont=31971
http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/showText?tipodoc=Sindisp&leg=18&id=1299818
http://www.doctor33.it/politica-e-sanita/vaccinazioni-covid-ecco-le-categorie-mediche-coinvolte-e-le-retribuzioni/

Mariano Amici medico